
di ANDREA, ASIA e GIADA (3^ A)
Il 14 gennaio abbiamo avuto l’opportunità di assistere a uno spettacolo teatrale davvero significativo, tenuto nell’atrio della nostra scuola, avvicinandoci alla Giornata della Memoria; una ricorrenza importantissima che ci aiuta a riflettere sull’Olocausto e sui terribili eventi che hanno segnato la storia del Novecento.
L’evento è stato particolarmente toccante, poiché ha unito la potenza del teatro alla necessità di ricordare e di non dimenticare le atrocità della Seconda Guerra Mondiale, soprattutto le persecuzioni degli ebrei.
Lo spettacolo aveva come tema centrale una storia di coraggio, amicizia e sacrificio. Due attori, uno di circa 30 anni e l’altro di circa 50, hanno interpretato i ruoli di due uomini che, nel corso degli anni della guerra, si trovano a vivere una situazione drammatica e straordinaria. I due erano appassionati di calcio e condividevano questa passione con l’entusiasmo tipico di giovani uomini. Ma la storia, purtroppo, non è solo una cronaca di sport: è anche una storia di coraggio e di scelte difficili, che segneranno la vita dei protagonisti per sempre.
Il racconto prende vita in un periodo di grande oscurità e paura, durante la Seconda Guerra Mondiale, quando la persecuzione degli ebrei da parte dei nazisti era una realtà quotidiana e terribile. I due uomini, pur non essendo ebrei, si trovano a dover affrontare una situazione di grande rischio, quando vengono a conoscenza di amici e famiglie ebree in pericolo di vita. Decidono di aiutarli, nascondendoli nella loro casa e facendo di tutto per proteggerli, mettendo a rischio la loro stessa vita. In questo contesto, l’atto di salvarli e di nasconderli, diventa un profondo rischio personale.
L’interpretazione degli attori è stata incredibilmente intensa: il giovane attore, più dinamico e vivace, incarnava l’energia e la determinazione di un uomo che, pur giovane, si rende conto della gravità della situazione e decide di agire. L’attore più maturo, invece, interpretava l’esperienza e la saggezza, ma anche la paura e il sacrificio che queste scelte comportano. La chimica tra i due attori era palpabile, con dialoghi che alternavano momenti di leggerezza, come quando i due parlano di calcio, e momenti di drammatica intensità, quando comprendono appieno la portata dei rischi che stanno correndo.
La parte finale della storia ha preso una piega tragica e devastante. I due uomini, nonostante i loro sforzi per mantenere il segreto e proteggere gli ebrei, vengono scoperti. Un dettaglio insignificante, che in un’altra circostanza non avrebbe avuto alcuna importanza, diventa la chiave della loro rovina: uno dei due uomini, ha una scarpa che non corrisponde alle altre, una misura più grande, forse un piccolo segno di stanchezza o disattenzione.
È proprio questo particolare a tradirli, a portare alla loro scoperta. Il destino dei due uomini è ormai segnato: nonostante l’incredibile coraggio e la loro volontà di aiutare, vengono imprigionati e, alla fine, uccisi. Il loro sacrificio, però, non è vano: la loro azione, pur tragica, diventa simbolo di resistenza, di speranza e di amore per il prossimo, anche nelle circostanze più disumane.